| Quando la moda fa l’Italia

Quando la moda fa l’Italia

Sono sgargianti di pailettes, sete e ricami preziosi gli abiti esposti da sabato 17 settembre presso laModa in Italia – 150 anni di eleganza(Torino) nell’ambito della mostra “Moda in Italia – 150 anni di eleganza”, che sarà visitabile fino all’8 gennaio 2012. Un’iniziativa che fa parte del ricchissimo calendario di mostre e allestimenti realizzati per l’anniversario dell’Unità di Italia e che ha trovato nelle sale della reggia lo scenario più adeguato.

 Una location teatrale

Se le imponenti pareti delle Scuderie Juvarriane hanno ospitato le mostre La bella Italia e Leonardo, la Moda in Italia troverà invece spazio nelle suggestive Sale delle Arti, al primo e al secondo piano del corpo seicentesco della Reggia.

abito della Contessa di Castiglione

Abito del 1867 appartenuto alla Contessa di Castiglione

L’allestimento, che promette un aspetto assolutamente scenografico, è stato curato dall’Architetto Michele De Lucchi. Spettacolare l’ambientazione, ma anche la stessa esposizione, che prevede i quasi 200 abiti montati su grandi telai autoportanti in legno, così da poter essere ammirati in ogni dettaglio, anche le parti nascoste. Alla ricchezza dei vestiti sono state accostate per contrasto strutture di legno grezzo, solide ed essenziali, a ricordare che i fulgori della nostra moda nascono dal basso, da laboratori di sartoria con grandi ambizioni. Ed è qui che si perde la distinzione tra realtà e finzione: i telai autoportanti sono infatti quinte teatrali intersecate da specchi, che moltiplicano i punti di vista sugli abiti. Spiega De Lucchi: «lo specchio compie un avvicinamento tra la moda e l’osservatore, che vede la sua immagine riflessa accostata a ogni abito: così entrando nello specchio, ognuno di noi prende parte all’esposizione».

Al secondo livello, che illustra l’evoluzione dell’arte dagli anni Cinquanta fino alla nascita dell’Alta Moda italiana negli anni Settanta, De Lucchi ha immaginato un ulteriore incremento del senso di teatralità. Cavi sottili e bracci mobili in metallo, così gli abiti, appesi, si trasformano in marionette sul palcoscenico. A confondere i punti di vista, altri specchi, triangolari e montati in una prospettiva caleidoscopica che suggerisce il ritmo sincopato della moda dei nostri anni.

A conclusione del percorso si può assistere a una sfilata attuale, nel Teatro delle Commedie della Reggia, dove manichini curati di tutto punto, indossano le firme più prestigiose degli ultimi vent’anni. Conclude De Lucchi: «L’esperienza museale è accompagnata da un’illuminazione in penombra che con tocchi di luce sugli abiti fa risplendere colori, tessiture e decori, perché nella moda la parola umiltà non esiste».

La direzione artistica dell’esposizione è affidata alla costumista Gabriella Pescucci, Premio Oscar nel 1994, e alla giornalista Franca Sozzani, direttrice dal 1988 di ”Vogue Italia”.

L’Italia e la moda

Abiti di Eleonora Duse

Due abiti del 1920 appartenuti a Eleonora Duse

Perché una mostra per celebrare l’Italia incentrata sulla moda? La moda è stata ed è tuttora uno degli elementi che più di altri contribuiscono a definire l’identità dell’Italia contemporanea, simbolo nel mondo della creatività, eleganza, stile e capacità industriale del Bel Paese. Da sempre, la moda sa fornire punti di vista privilegiati per osservare la realtà nazionale: è infatti specchio di abitudini, vicende storiche, sociali, politiche, culturali e di costume del nostro Paese.

Per questo motivo la mostra intreccia i percorsi della storia, dell’arte italiana, del cinema e del romanzo, ma anche dell’attualità. Essenziale, in questo senso, è la presenza di abiti autentici, appartenuti a personaggi storici che con il loro stile hanno segnato il gusto di un’epoca (Eleonora Duse e Lina Cavalieri, per esempio), ma anche celebri abiti di scena indossati da grandi attrici.

Gli abiti in mostra

Il nucleo principale dell’esposizione è costituito dagli abiti della storica Fondazione Tirelli Trappetti di Roma: ad essi si aggiungono i prestiti provenienti da prestigiosi enti museali e le creazioni dei principali stilisti italiani contemporanei. In tutto, sono quasi 200 gli abiti esposti a raccontare la storia della moda in Italia dal 1861 ad oggi. Due le macrosezioni che raccontano questa storia. Mentre la prima si dipana da Parigi verso il regno sabaudo e poi l’Italia, con il ventennio fascista e la nuova volontà di emancipazione del Paese, la seconda narra le vicende del Dopoguerra, periodo cruciale per lo sviluppo della moda a Firenze e poi a Roma, con il mondo del cinema, fino a raggiungere la Milano dei giorni nostri.

Celebri alcuni abiti ormai impressi dal cinema nelle memorie del pubblico, come le splendide creazioni di Piero Tosi per il genio di Luchino Visconti (il bianco abito da ballo di Angelica ne Il Gattopardo, interpretata da Claudia Cardinale, quello della tragica Livia Serpieri di Senso, cui diede volto Alida Valli, e le vesti di Silvana Mangano per Morte a Venezia); il celebre e discusso “pretino” pensato dalle sorelle Fontana per Ava Gardner e poi reinterpretato da Piero Gherardi per l’Anita Ekberg de La dolce vita.

 Moda e cinema

 

Abiti di Audrey Hepburn

Abiti realizzati da Givenchy per Audrey Hepburn nel 1956

Proprio l’abito indossato da Claudia Cardinale, uno dei costumi di scena più celebri della storia del cinema, ricorda al pubblico che ci si trova a Torino, la culla del cinema. Del resto il cinema è un archivio vivente della moda: gli abiti d’epoca continuano a vivere sullo schermo nel tempo in cui sono stati fatti, valorizzati dai corpi, dalle espressioni e dai volti degli attori. Ed ecco allora gli anni del muto, con le preziose toilettes delle “divine” Francesca Bertini, Lyda Borelli, Pina Menichelli; divise da giovani italiane, poi, come in Ore 9 lezione di chimica con Alida Valli, abiti da gran sera dei grandi atelier di moda torinesi come in Contessa di Parma di Alessandro Blasetti, tessuti di lanital e sandali con le zeppe di sughero dell’autarchia degli anni di guerra. Il cinema neorealista non manca, con gli chemisiers di cotonina stampata di Ingrid Bergman in Stromboli o il compunto tailleur piccolo borghese di Anna Magnani in Bellissima. In parallelo, Antonioni mostra le grandi toilettes dell’alta borghesia prima a Milano in Cronaca di un amore e La signora senza camelie, poi tra Torino e Roma con Le amiche. Gli anni Cinquanta sono gli anni di Lucia Bosè, Cosetta Greco, Ava Gardner, che entra nell’atelier delle sorelle Fontana per provare gli abiti per La contessa scalza.

Non mancano anche assaggi da oltreoceano, con le scarpe create da Ferragamo per Marilyn Monroe e le copie del modello che Givenchy realizzò per Audrey Hepburn nel 1956 per il film “Funny Face”.

 Il percorso olfattivo

Abito di Claudia Cardinale

Copia del 2008 del celebre abito indossato da Claudia Cardinale ne "Il gattopardo"

A Laura Tonatto, imprenditrice torinese e creatrice di profumi ed essenze, si deve un originale dettaglio di questa mostra. Si tratta di un’installazione olfattiva che accompagna il visitatore e regala un’autentica esperienza sensoriale. Alcuni abiti esposti sono legati a una molecola di profumo per creare così una particolarissima associazione di opere e fragranze destinata a sorprendere e immortalare nelle sensazioni del pubblico questa mostra, già spettacolare di per sé. Il profumo di Zagara che accompagna il vestito indossato da Claudia Cardinale, per esempio, non  è casuale: ricorda l’associazione di questa fragranza con le terre Mediterranee e una certa alta società, per questo Luchino Visconti la fece vaporizzare durante le riprese del Ballo del Gattopardo, per cercare di restare il più fedele possibile alla realtà.

La mostra, dunque, lascia spazio anche alla storia del profumo, dettaglio di moda non irrilevante. C’è il profumo di violetta, adorato da Eleonora Duse, per la quale Fortuny, Poiret e Worth crearono abiti di scena realizzati con piccole tasche interne in cui inserire petali di violetta. Ci sono i maestri profumieri degli anni Venti che, con molecole di sintesi che valorizzavano gli estratti naturali, provocarono un vero e proprio furore olfattivo di essenze inedite.

Ancora una volta le atmosfere si fanno importanti e rendono il percorso di visita straordinariamente innovativo, facendo della mostra stessa una delle rare esposizioni sensoriali mai realizzate in Italia.

Per i costi dei biglietti, orari e informazioni, www.lavenariareale.it – www.italia150.it



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