| BRUNORI SAS: il nuovo Rino Gaetano

BRUNORI SAS: il nuovo Rino Gaetano

BRUNORI SAS

Vincitore del Premio Ciampi 2009 come miglior esordiente dell’anno e della Targa Tenco/Siae 2010, Brunori Sas è una delle rivelazioni musicali degli ultimi anni, talmente forte da renderlo affascinante già dal primo ascolto.

BRUNORI SAS

Dario Brunori, in arte Brunori Sas


Dario Brunori, in arte Brunori Sas, ovvero “società in accomandita semplice”, come la ditta di famiglia che ha letteralmente finanziato il primo disco e che funge da ispirazione (ndr “L’imprenditore” – Vol.1-); ma che, come dice lui, è anche la figura giuridica più vicina ad un progetto da cantautore: l’accomandatario, infatti, risponde con tutto il patrimonio, gli altri soci, in questo caso i “musicisti – dipendenti”, solo per la loro quota.

Se c’è una cosa che colpisce di Dario Brunori è la leggerezza e il disincanto dei testi, ben lontani dalla diffusa frivolezza musicale degli ultimi tempi, ma molto più vicina ad una scrittura e a sonorità che a tratti ricordano Rino Gaetano. Il suo stretto legame con la quotidianità, la precarietà del nostro tempo, di una società che ha imparato a farci i conti e che viene raffigurata nella sue canzoni senza cadere nella banalità, nella retorica o nel qualunquismo scontato, ma dando spazio all’indignazione e alla forza di chi non ha timore di gridare a gran voce la propria condizione.

Rino Gaetano

Rino Gaetano

Calabrese come Rino Gaetano, ma originario di Cosenza e non di Crotone, Brunori Sas rappresenta, non solo una delle più grandi rivelazioni cantaurali del momento, ma un tramite tra generazioni: gli adolescenti di oggi e chi lo è stato negli anni ’90, vivendo parte delle storie raccontate dal cantautore calabrese; chi ha provato l’ebrezza di giocare per strada e si rivede ad esempio nel testo de “Il pugile” e nell’immagine di quel “super santos”, ovvero il celeberrimo pallone di gomma di moda in quegli anni.

Il riferimento al compianto Rino Gaetano è palese ed evidente, a tratti anche dichiarato, dal momento che non nasconde il fatto che sia stato una delle sue maggiori fonti di ispirazione, punto di riferimento musicale e non solo; ma ancor più forte è la sua capacità di non essere banale in questa sua somiglianza che tale resta, non cadendo nel facile errore di copiatura.

È evidente, infatti, la personalità di Brunori che riprende le sonorità di Rino Gaetano, riconoscibili al primo ascolto, ma ci mette del suo: la propria vita, le proprie esperienze e la genialità di una scrittura mai scontata, ma efficace nella sua leggerezza che nulla ha a che vedere con la gran parte delle proposte musicali degli ultimi tempi e che resta tale anche trattando temi inflazionati come l’amore e suoi derivati. Parliamo di una scrittura ironica, di personaggi che hanno proprio la funzione di veicolare esperienze, quelle personali, dell’autore e di rimanere impressi nell’immaginario dell’ascoltatore, per il quale diverranno quasi compagni di viaggio, amici con cui condividere tutto ciò che di nostro ritroviamo nelle loro storie.

Si tratta di personaggi che diventano il nostro alter – ego, lo specchio su cui si riflette la società attuale, quella di chi deve fare i conti con il mutuo da pagare, “con l’euribor c’è chi sta impazzendo”, con “un salario che non basta” e che si affida ad un “Padre Pio da chiamare in causa nel momento del bisogno”, o a una slot machine che però “disintegra i tuoi sogni”. L’instabilità economica, dunque, leitmotiv in questo periodo di crisi; ma anche l’instabilità emotiva che porta Brunori a fare i conti con sé stesso e noi con i nostri, con i cocci da raccogliere per storie finite, brani come “Tre capelli sul comò”,“Fra milioni di stelle” o “Il suo sorriso”.

Copertina album d'esordio "Vol.1"

Vol.1” il primo album è uscito nel 2009, in concomitanza con il ritorno dell’artista in Calabria, sua terra d’origine, era ricco di aneddoti di un’adolescenza vissuta negli anni ’80, di racconti popolari, momenti quotidiani, condizioni precarie; ben diverso da “Vol.2 – Poveri Cristi” pubblicato quest’anno, con il quale si sposta dalla sua quotidianità per abbracciare una precaria quotidianità collettiva in cui molti non trovano difficile riconoscersi.

Nell’ultimo album Brunori fa i conti con sé stesso e con un momento storico preciso, cercando di mettere in evidenza la precarietà economica ed emotiva della nostra società: storie normali, di gente normale, quella stessa gente che si è appassionata a lui da subito e che non smette un attimo di ascoltarlo.

Sul raccontare le canzoni la vedo un po’ come Ivan Graziani, quando si scrive si racconta per immagini”, ed è questo che ci ritorna alla mente dall’ascolto dei suoi album: le immagini dei tanti “Paolo”, “Bruno”, del “giovane Mario”, di “Lei e lui a Firenze” che è vero, ormai non si amano più, ma che nella nostra mente prendono forma tra le poltrone del “cinema Flora a mangiare pop corn come due ragazzini” per svanire poco dopo, soppiantati dall’immagine di lui che da solo brinda “a un’altra storia d’amore per noi che non ci amiamo più”.

Allegria e disincanto, amore e rabbia in un connubio perfetto tra musica e parole, capaci di dare davvero forma a quelle immagini attraverso le quali lo stesso Brunori rivive attimi di vita vissuta e portando, inevitabilmente, l’ascoltatore a rivivere i suoi.

Probabilmente, infatti, le nostre immagini non corrisponderanno a quelle del giovane cantautore, ma è in questo che Brunori possiede la sua carta vincente, che dovrebbe essere poi quella della musica in genere: l’identificazione e la capacità di cucire addosso le canzoni a chi le sta ascoltando.

C’è una narrazione precisa nella sua musica che nel momento in cui si fonde con le parole diventa la narrazione di tutti, dando prova del fatto che la musica leggera non sembra essersi ancora estinta, anzi, se fatta bene, può perfettamente rappresentare non solo la società stessa, ma un periodo storico senza narrare di fatti o eventi collettivi, ma di storie comuni e quotidiane, che altro non sono se non la loro tangibile conseguenza.

 



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