| Hiroshima 25. Il futuro è un bambino che dorme

Hiroshima 25. Il futuro è un bambino che dorme

Hiroshima Mon Amour è uno storico locale di Torino anche se la definizione più giusta sarebbe quella di un locale che ha fatto la storia di Torino. Proprio quest’anno Hiroshima compie 25 anni e decide di festeggiare questo traguardo, non da poco, con le parole di Fabio Geda e i disegni di Davide Toffolo, raccolti in un volume edito dall’EDT.

Hiroshima Mon Amour. Il passato

25 anni per un locale sono davvero tanti, 25 anni per un locale a Torino sono ancora di più. Ma Hiroshima Mon Amour non è semplicemente un locale. Alle volte si potrebbe pensare più ad uno stato mentale che ad un luogo fisico. Per molti Torinesi (e non) appartenenti a quella che amano definire “controcultura” Hiroshima Mon Amour è semplicemente “casa”.

Hiroshima Venticinque. Il futuro è un bambino che dorme

Hiroshima Venticinque. Il futuro è un bambino che dorme

La prima sede di Hiroshima Mon Amour trovava spazio nei cortili di Via Belfiore, nel quartiere di San Salvario. A fine anni ’80 a Torino San Salvario non era quel quartiere snob, chic, alternativo che è ora.

Hiroshima si trovava nella vecchia Torino, tra vecchi palazzi e una vecchia vita di borgata. In quegli anni i circoli privati pullulavano, Hiroshima era uno di questi. Ma i circoli privati ricevevano molte agevolazioni fiscali, tanto da finire nell’occhio del ciclone dei controlli. Capitò anche ad Hiroshima, e con più di venticinquemila tesserati dovette chiudere lo spazio di Via Belfiore.

Torino rimase orfana di questo locale per circa due anni, fino a quando il comune di Torino non trovò un nuovo spazio da proporre: l’attuale sede di Via Bossoli.

La nuova sede era il meglio che si potesse trovare in quel momento: si trattava di un’ex scuola situata in un quartiere lontano dal centro, lontano dall’anima pulsante della città. Questa volta all’Hiroshima non ci potevi capitare per caso, ci dovevi andare apposta.

L’ansia da debutto era tanta ma fu un successo, tutti gli amici più cari erano sul palco e sotto il palco. Dopo 25 anni Hiroshima è ancora a Torino e spesso si continua a fare la coda per entrare.

La fortuna di Hiroshima Mon Amour

Hiroshima Mon Amour - Via Bossoli - Torino

Hiroshima Mon Amour - Via Bossoli - Torino

Negli spazi di Hiroshima non si fa solo musica, non si balla solamente, non si fa solo cabaret. E allora cosa si fa? Hiroshima è un gran contenitore dove si da spazio al fermento, alla novità, che sia sotto forma di spettacolo teatrale, di musica o di fumetto, poco conta il mezzo, conta la sostanza.

In questi luoghi sono nati molti personaggi che da sempre vediamo in tv e in teatro. Aldo, Giovanni e Giacomo sono partiti da Milano e sono arrivati fino in Svizzera, perdendosi tra le nebbie padane, per raggiungere Hiroshima. Vergassola ha solcato questi palchi, così come Antonio Albanese e Claudio Bisio. Luciana Litizzetto, torinese DOC, si è esibita di fronte a pochissime persone all’inizio, per poi tremare di paura e non voler salire sul palco quando ai suoi spettacoli non bastavano più le sedie. E questi sono solo alcuni dei personaggi che hanno animato per anni le serate di cabaret torinesi.

Ma Hiroshima è soprattutto musica, musica nuova, musica italiana, musica straniera. Sarebbe impossibile ricordare tutti gli artisti che sono saliti sui palchi di Hiroshima, ma possiamo ricordare un gruppo che non è mai salito. I Nirvana. Era il 1989, i Nirvana erano in tour con un altro gruppo di Seattle, i Tad. La Subway chiamò Hiroshima per proporre una serata grunge, l’idea non convinceva, la paura di una scarsa affluenza di pubblico preoccupava molto. E poi c’erano gli ingombranti tour bus da ospitare, c’erano almeno dodici persone che dovevano essere sistemate con vitto e alloggio, e c’era il cachet: un milione e duecentomila lire. Alla fine la serata fu rifiutata, i Nirvana quell’anno suonarono al Bloom di Mezzago e al Piper di Milano per due date storiche ma non videro mai il palco di Torino.

La storia di Hiroshima è una storia di grandi successi ma anche di grandi rimpianti come questo, la storia di Hiroshima è una storia di esseri umano che alle volte sbagliano ma lo fanno con il cuore.

Hiroshima. Il presente

La sede di Via Bossoli corrisponde al presente di Hiroshima. Dagli anni 2000 in poi si sono susseguiti anni di cambiamenti per l’Italia e per Torino. Hiroshima non è stata solo musica, in questi luoghi si sono ospitati i Social Forum e si è data voce ad avvenimenti drammatici per il nostro paese come il G8 di Genova e la morte di Carlo Giuliani.

Hiroshima ha assistito al cambiamento di una città che ha via via mutato la sua vocazione e la sua pelle, perdendo la sua connotazione industriale e aggiungendone molte altre spesso non ben definite. Hiroshima è mutata con Torino, è quindi uno spazio di crescita, e di condivisione, un luogo dove imparare e dove arricchirsi (ovviamente culturalmente e spiritualmente).

Hiroshima Venticinque  disegnata da Davide Toffolo

Hiroshima Venticinque disegnata da Davide Toffolo

Nei locali di Hiroshima hanno preso forma i primi Subsonica, i Bluebeaters, hanno trovato spazio Il Teatro degli Orrori e i Tre Allegri Ragazzi Morti.

Grazie all’organizzazione di grandi eventi estivi, come il Pellerossa Festival prima e il Traffic poi, si sono alternati sui palchi  artisti di fama internazionale come Sex Pistols, Daft Punk, Franz Ferdinand, Strokes, Iggy Pop, New Order, Artic Monkeys, giusto per citarne alcuni.

Hiroshima. Il futuro

Cosa succederà ad Hiroshima nel futuro? Sono cambiate molte cose nell’arco di questi 25 anni. Torino è cambiata, il mondo della musica e della cultura sono cambiati. I mezzi di comunicazione sono diventati molto più rapidi, tutto si è un po’ spersonalizzato.

Per chi ha vissuto questi anni di cambiamento, sia da fruitore di Hiroshima che da organizzatore, avverte forse un po’ di nostalgia. Ora c’è un po’ meno contatto umano, non ci si guarda più negli occhi, ma purtroppo questo è il prezzo da pagare se si vuole entrare nel futuro.

Non sappiamo ancora come sarà il futuro di Hiroshima, è ancora tutto da scrivere e lo si scriverà giorno per giorno, come è sempre stato fatto. C’è da dire che leggendo questo libro la nostalgia dei vecchi tempi ci ha fatto salire un po’ di groppo in gola.

Nonostante tutto, nonostante i cambiamenti, nonostante il nuovo bar nell’atrio Hiroshima continua ad essere lì e continua a far musica, a far ballare e a far incontrare le persone. La speranza è che questi siano solo i primi splendidi 25 anni. Noi vi consigliamo, anche se non siete di Torino e non siete mai entrati all’Hiroshima, di sfogliare le pagine di questo piccolo scrigno dei ricordi. Le parole di Fabio Geda vi accompagneranno attraverso questo viaggio nel tempo, le testimonianze di chi ha vissuto il locale in questi 25 anni vi faranno emozionare, i disegni di Davide Toffolo vi faranno innamorare di Hiroshima. Noi già lo siamo, perdutamente!



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